LAURA

UNA BARBIE DALLE DITA DI VETRO

"Laura: storia di una bambina piccolissima e della sua voglia di vivere"

di Giovanna Cavalletti, "Le maschere", collana diretta da Paolo Caruso,

Marsilio Editori, Venezia

Prefazione

"Laura" è il racconto in diretta della nascita di una bambina estremamente prematura.

Cinque mesi e mezzo, cioè 24 settimane di gravidanza, 560 grammi di peso: un feto con, forse, un po’ di voglia di vivere in più.

Ritenuta un aborto dai medici, quando è nata, per fortuna, ha pianto.

Grazie anche a questo, è stata soccorsa, portata in terapia intensiva, curata, salvata.

Laura non è un miracolo, ma quel che è certo è che deve molto alla determinazione, alla fiducia e al coraggio dei suoi genitori che hanno combattuto insieme a lei, superando anche il pregiudizio dei medici.

Oggi Laura è una splendida bambina di sette anni, sana, intelligente, assolutamente normale, cresciuta con fratelli che l’hanno desiderata e stimolata con la loro vivacità.

 

Ma l’emozione e il dolore di quei giorni restano ancora tanto vivi nei genitori da trasudare dal racconto con tutta la loro forza. Ne deriva una narrazione incalzante e drammatica, commovente e dignitosa, estremamente coinvolgente.

L’autrice ha voluto con sincerità raccontare il suo complesso di inadeguatezza, il dramma della madre che si sente responsabile della sofferenza del suo bambino, mamma "incapace" di portare avanti una gravidanza normale, madre che "crudelmente espelle" suo figlio prima del tempo, madre dannosa per il suo bambino. Sentimento questo, che tante donne possono riconoscere come proprio, per esperienze vissute o per paure sperimentate.

La nascita di un bambino molto prematuro comporta un vissuto di morte, provoca una lacerazione improvvisa tra madre e figlio, cozza in modo drammatico con "la rappresentazione interna" che la madre aveva di suo figlio, che non riesce a sovrapporsi a quella reale, così totalmente diversa da quella sognata e attesa.

"Improvvisamente me la trovo di fronte. La sua incubatrice è al centro della stanza. Ha la testa girata verso di me con grandi occhi spalancati.

Intubata, la maschera del respiratore le copre quasi tutta la faccia, dal resto del corpo spuntano tubicini, flebo, monitor. Il piccolo torace si contrae e si solleva nello sforzo di respirare: è l’immagine della sofferenza.

A questo non ero preparata. Sono sopraffatta dall’angoscia, mi sento quasi svenire. Mi devo sedere. La guardo, lei continua a fissarmi…"……

Il confronto con una sofferenza di cui la madre si sente causa aumenta lo strappo con la figlia; ma in questo caso lo strappo sarà pian piano ricucito, grazie anche all’aiuto di una infermiera di buon senso, affettuosa, preziosa.

Il libro è dedicato proprio a lei, l’infermiera di cui l’autrice quando lo ha scritto non conosceva il nome - ma il soprannome sì, "la zia"- ma che in seguito è riuscita a rintracciare e ringraziare.

"....Ecco, su, non abbia paura...infili la mano, può toccarla, con la punta delle dita, certo, è tanto piccola...."

"....Tocco Laura con un dito, poi con due, piano piano percorro il suo corpicino passando tra i fili e le flebo, le prendo i piedini nella mano, sono freddi, li scaldo, questo posso farlo. Le mani sono microscopiche, le dita sembrano di vetro. Si stringono attorno al mio dito senza riuscire a congiungere le dita, tanto sono piccole. Sento la sua stretta debole ma vera, penso: avverte la mia presenza, sa che sono qui…"

Ristabilire il rapporto tra la madre e il suo bambino prematuro è difficile eppure importantissimo, fa parte integrante della terapia, è indispensabile per lo sviluppo psichico del neonato. Coinvolgere il padre, perchè possa con il suo "abbraccio di fondo, presente e discreto" sostenere entrambi, contenere le ansie della madre, è indispensabile. Qui il padre è un pediatra. E’ interessante e convincente il modo in cui l’autrice riporta il conflitto tra la sua consapevolezza di medico e la disperata fiducia del genitore, la sua paura e il suo rabbioso senso di impotenza, la sua particolare esperienza di "maternità" che lo ha reso un "padre più fragile, sicuramente migliore".

La nascita di un bambino prematuro è sempre un dramma, che può tuttavia essere ridotto, e anche trasformato in una risorsa positiva. Purchè si investa in un processo di integrazione tra le tecniche più avanzate – che sanno far nascere e vivere esserini così minuscoli e impreparati – e la capacità degli esseri umani di accogliere l’angoscia, il dolore, l’ansia che pervadono questa esperienza, per restituire serenità, benessere e unità a tutto il nucleo familiare.

Neonatologi, psicologi, infermieri, lo sanno da tempo, eppure molte terapie intensive neonatali italiane restano chiuse ai genitori….

L’autrice ha voluto raccogliere in proposito il commento di una psicologa (Anna Michelini Tocci) e di un neonatologo (Giulio Seganti, primario di patologia neonatale dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma) entrambi impegnati nella promozione di progetti di terapia intensiva neonatale integrata.

Il libro è introdotto dalla prefazione del Prof. Marcello Orzalesi, uno dei massimi esponenti della neonatologia italiana, coordinatore del Dipartimento di Neonatologia medica e chirurgica dell’Ospedale Bambin Gesù.

Il volume è corredato di un elenco della principali associazioni che si occupano in Italia di bambini prematuri.

 

Giovanna Cavalletti - Biografia